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Storia dell'Isola Comacina

L' isola è stata popolata per prima dai Greci qui portati dai Romani. Con l'avvento del cristianesimo i templi in cui officiavano ai loro dei, vennero trasformati in chiese. Ben cinque ne sorgevano sul suo breve territorio.

Alla calata dei Longobardi, la parte più ricca di Como si raccolse nell'isola, sotto la guida di Francilione, governatore qui inviato da Costantinopoli. L' isola divenne, in quegli anni, una specie di roccaforte della Cristianità, resistendo per anni agli attacchi Longobardi.


Chiesa di San Giovanni
Nel VII Sec. il Vescovo di Como Agrippino la trasformò in sede episcopale, contribuendo a farne crescere la potenza e l’importanza economica.
Quando scoppiò la Guerra dei Dieci Anni fra i Comuni di Como e Milano l'Isola Comacina si pose di fianco ai milanesi a cui diede mano per la distruzione di Como.

E’ in quell’anno che il poeta Anonimo Cumano scrive la maledizione dell’Isola Comacina, fra le righe del suo Poema, che è una specie di Iliade per la nostra città: "Isola, tu sarai dannata nei secoli"
Nel 1169 i guerrieri di Como,uniti a Barbarossa invadono l' isola apportandovi stragi e distruzioni. Le fortificazioni vengono abbattute, le chiese (secondo lo storico Primo Tratti l' isola al momento della distruzione ne doveva possedere ben nove) sono rase al suolo tranne una e Barbarossa in un decreto del 1175 vieta la ricostruzione di fortezza, chiese e case.
E non bastando la distruzione totale, l'isola venne scomunicata dal vescovo di Como Vidulfo: "Non suoneranno più le campane, non si metterà pietra su pietra, nessuno vi farà mai più l'oste, pena la morte violenta".
Da allora l' isola non venne più abitata per quasi 800 anni. L'isola passò poi a diversi proprietari. Nel 1196 risulta appartenere al Vescovo di Como. Il Cardinale Durini pare volesse riscattarla dell'abbandono per farne un eden, senza, però, esservi riuscito. Riuscì, invece ad acquistarla interamente, concludendo l'atto di compera dell'ultimo lotto di terra, nel 1911, il Cav. Augusto Caprani di Sala Comacina.
Nel 1914, gli eventi subiti dal Belgio durante l'inizio della seconda guerra mondiale inducono il proprietario, a lasciare l'isola in eredità di il re Alberto I del Belgio, in segno di solidarietà. Nel maggio del 1920 il Re del Belgio dona l'Isola alla Stato Italiano per farne luogo di riposo per artisti belgi ed italiani e lo Stato Italiano a propria volta la destina all'Accademia di Brera.