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San Carpoforo

Il corpo della basilica risale alla prima metà del sec. XI, l'abside e la cripta al sec. XII. Lo spazio interno è spartito in tre navate sovrastate da un tetto a vista. Il presbiterio, soprelevato rispetto alla cripta coperto da una grande volta a crociera, termina in un'abside semicircolare realizzata, sia all'interno sia all'esterno, con paramento in muratura policroma. Desueta è poi la facciata, addossata al monte e priva di porte.
Gli estesi rifacimenti compiuti nei secoli fanno da controcanto al notevole sedimento immateriale della memoria, della tradizione, delle leggende che animano la storia di questa basilica. Voci e documenti talora discordanti, viaggiano quasi parallelamente senza smentirsi o corroborarsi. Una tradizione la vorrebbe edificata dopo l'intervento del primo vescovo di Como S. Felice. Trasformato il tempio dedicato a Mercurio, vi avrebbero collocato le spoglie di S. Carpoforo e dei suoi compagni martiri: Esanto, Cassio, Licinio, Severo e Secondo. A Liutprando, vissuto nella prima metà del VII, si dovrebbe far risalire una delle ricostruzioni. Del 1040 sarebbe la consacrazione. Nel 1511, dopo un lungo periodo in cui fu di volta in volta affidata a commendatori, data la rinuncia a tale carica di Nicola Lampugnani, venne lasciata all'ordine di S. Gerolamo soppresso nel 1773 per l'esiguo numero di monaci. Da allora fu chiesa parrocchiale e inseguito sede di una comunità delle Religiose dell'Assunzione. La complessità e incertezza che caratterizzano le notizie su S. Carpoforo, suggerirono le più contraddittorie argomentazioni sull'originale edificazione della chiesa. Il tutto racchiude l'edificio in un quadro tanto sfumato quanto suggestivo.